Mihajlovic accusa la sua squadra: “Se cresci nella bambagia non si ha fame”
Quando si subiscono sconfitte come quelle di ieri, la cosa migliore è tornare subiro a lavorare cercando di dimenticarle prima possibile. Così ha fatto il Bologna di Mihajlovic, che dopo l’1-0 subito a Cagliari ha visto i titolari di ieri in palestra e glòi altri sul campo. Ancora differenziato per Dijks, così come Tomiyasu, Baldursson, e Faragò, mentre Santander lavora all’Isokinetic. Solo domani si saprà di più sul risentimento all’anca che ha fatto uscire
Dominguez dal campo e che certamente non gli permetterà di essere in campo domenica sera a Napoli. Il tecnico ritroverà Danilo ma perderà Schouten, squalificato. Dunque se sarà superato l’emergenza in difesa visto che oltre ad aver avuto una buona risposta dal giovane Antov, si ricrea la coppia titolare Danilo Soumaoro, si apre una falla a centrocampo, con il solo Svanberg, tra i classici titolari. Dunque sarà chiamato dal primo minuto Poli, con Medel che dopo aver giocato ieri sera una mezzoretta da difensore centrale, potrebbe essere disponibile anche più avanti. Ciò che ha sconfortato tecnico e tifosi è stata l’ennesima occasione persa per fare il salto di qualità, con pesanti accuse del tecnico alla sua squadra rilasciate a fine partita.
“C’è poca fame. Bisogna non dargli da mangiare, così poi la fame torna. Non è questione di come si lavora, la fame o ce l’hai o non ce l’hai: quando cresci nella bambagia e hai tutto è difficile avere fame, ti accontenti. Mi dispiace perché mi aspettavo una prestazione diversa e ottenere dei punti, ma evidentemente non siamo capaci e non è la prima volta: facciamo un passo avanti e due indietro. Ogni volta che dobbiamo fare un piccolo salto di qualità torniamo indietro. Non abbiamo fatto bene in fase offensiva, abbiamo preso gol nell’unico modo nel qual potevamo subirlo, su un cross da calcio d’angolo. In avanti ci specchiavamo, cercavamo di essere belli e fare possesso: tanti tocchettini ma poca fame. Sono rimasto deluso da questo punto di vista, perché mettendo dentro tanti attaccanti c’è necessità di fare qualcosa in più, altrimenti non si possono vincere le partite”